Il Risveglio del Ceppo: quando la Barbera d’Asti unisce vino, territorio e arte

La cultura come fil rouge che lega un vino e il suo territorio, la natura che si fa arte quando vecchie radici del vitigno Barbera intrise di storia ed estirpate da quella terra che è stata per anni il loro habitat vedono la luce e si trasformano in sculture per mano di un artista sensibile e ispirato, che ne coinvolge un secondo, capace di musicare questo racconto con melodie originali. E il tutto finisce in un museo.

Siamo in Piemonte, a Castelnuovo Calcea, sulla strada che da Nizza e Canelli porta ad Asti, nel patrimonio vitivinicolo riconosciuto dall’UNESCO. Qui sorge la Cantina Barbera dei Sei Castelli, che ha promosso il progetto “Il Risveglio del Ceppo”. Un progetto culturale e produttivo che unisce vino, arte e territorio.

La sensibilità del presidente della Cantina Maurizio Bologna, del direttore Enzo Gerbi e dei loro collaboratori ha portato allo sviluppo di questo progetto, sfociato da un lato nell’inaugurazione del nuovo Centro enoturistico all’interno del museo immersivo permanente “L’Anima del Vino”, dall’altro nella presentazione di una nuova linea di vini chiamata “Il Risveglio del Ceppo”, rivelata “en premier” con l’annata 2023.

Un progetto che va oltre il prodotto: ogni bottiglia, infatti, qui diventa un frammento di storia, un ceppo che torna a parlare, simbolo di rinascita e continuità nell’ambito di un percorso intriso di storia. I vini, infatti, provengono da vigneti realizzati utilizzando il patrimonio genetico di storici vigneti risalenti ad inizio ‘900 coltivati secondo i principi della viticoltura rigenerativa. C’è qualcosa di etico e di molto contemporaneo nell’approccio con questa filosofia tesa a recuperare un patrimonio che altrimenti rischierebbe di andare perso.

Per capire l’importanza di tutto questo, niente di meglio di una visita alla cosiddetta vigna madre, effettuata in un contesto narrativo immersivo, dentro un paesaggio vitivinicolo che esprime e valorizza la memoria agricola di questi luoghi. La vigna madre è stata messa a dimora all’inizio del ‘900 e propone tutt’oggi ceppi ancora produttivi, che sono stati preservati e funzionano da genitori di cloni attuali in grado di assicurare una bella produzione.

Di quelle vecchie viti si è innamorato l’artista Ezio Ferraris, fortemente colpito dalle forme incredibili delle radici e dei ceppi di alcune viti centenarie di varietà Barbera ormai quasi estinte, recuperate da una vecchia vigna estirpata dal padre. Ferraris coglie in quelle vecchie viti un po’ bizzarre qualcosa di unico, di speciale. Sono capolavori della natura, che meritano di essere recuperate e di avere una vita nuova.

“Sono partito incuriosito da queste forme fantastiche, più cercao e più saltava fuori qualcosa di unico, di particolare. Ormai questi vigneti storici non esistono più; le vigne adesso durano al massimo 30 anni. Quei ceppi antichi sarebbero finiti bruciati. Ciascuno di noi, di fronte ad ogni scultura, ad ogni ceppo, dà un’interpretazione diversa della forma, e queste sensazioni cambiano. È meraviglioso!”.

Sì, la meraviglia sta di casa nel museo “L’Anima del Vino”, esaltata nel percorso visivo dalle musiche originali del maestro Christian Ravaglioli, che nel corso della presentazione dell’iniziativa ha dato vita anche ad un momento unico ed emozionante, un concerto al pianoforte tenuto sulla sommità di una collina fra i vigneti dell’artista Ferraris, con la sola illuminazione di fiaccole e lanterne, con sullo sfondo uno splendido panorama di colline, borghi, castelli e vigne.

Perché va detto, ­la Cantina Barbera dei Sei Castelli, fondata nel 1960 dalla volontà cooperativa di viticoltori originari di sei comuni delle colline astigiane di Agliano Terme, Castelnuovo Calcea, Moasca, San Marzano Oliveto, Calosso e Costigliole d’Asti, prende il nome dai castelli medievali che ancora oggi vegliano su questi borghi vitivinicoli.

Con oltre 260 soci viticoltori, 800 ettari coltivati e oltre 7 milioni di fatturato la Cantina è un simbolo di cooperazione agricola e innovazione culturale, promotrice di un’agricoltura sostenibile e di un vino che diventa narrazione del territorio.­ Il Risveglio del Ceppo rappresenta l’ultima, potente espressione di questa visione: una linea di prodotto, certo, ma anche un’opera collettiva che intreccia arte, paesaggio e rigenerazione.­