Cambia la denominazione, ma il DNA della casa è sempre lo stesso, orientato al lusso e ispirato dalla qualità. Conoscevamo la Lexus UX 250h, siamo passati ora alla UX 300h, che abbiamo provato nella versione Sport Line, con la trazione integrale ed un cambio a variazione continua CVT che a volte “tira” un po’ troppo i rapporti, producendo un suono del quale si farebbe volentieri a meno.

Il passaggio da UX 250h a UX 300h vuol evidenziare un cambiamento di potenza: sul nuovo modello è installato infatti il sistema full hybrid di quinta generazione del gruppo (ricordiamo che Lexus è il marchio premium di Toyota). Significa che i cavalli erogati adesso sono 199 contro i 184 della versione precedente, mentre nuova è la batteria (agli ioni di litio) che supporta il lavoro dell’altrettanto nuovo motore elettrico posteriore che garantisce la trazione integrale.

Il modello che abbiamo provato assicura una buona accelerazione e una dinamica di guida molto precisa. Quasi assente il rollio, grazie alla messa a punto del controllo dinamico della distribuzione del peso sull’asse del sistema di trazione integrale e-Four, che controlla continuamente la guida per ottimizzare la distribuzione della coppia anteriore e posteriore.

Se fuori la UX non è praticamente cambiata e ripropone il suo classico design fatto di linee decise e forme scultoree, l’abitacolo per contro subisce lievi modifiche. A seconda della variante di equipaggiamento, i display e gli indicatori variano di dimensione fino a un massimo di 12,3 pollici. Processori più potenti garantiscono reazioni più rapide della grafica sugli schermi, ma abbiamo notato che con il sistema di navigazione ciò non sempre funziona: la freccia indicante la direzione da prendere a volte rimaneva indietro rispetto alla realtà nelle rotatorie e nelle svolte, costringendo il guidatore a concentrarsi molto.

Nonostante ciò, la sensazione di benessere che si prova quando si prende in mano il volante è molto buona. Lexus sa ancora come dare un tocco di lusso all’interno dell’abitacolo, anche nel segmento delle compatte. I materiali sono di alta qualità e la lavorazione è curata nei minimi dettagli.

L’UX 300h funziona a energia elettrica soprattutto nel traffico cittadino. Impegnandosi un po’ è possibile gestire quasi il 50% del tempo di guida senza chiamare in causa il motore a combustione. Il sistema ibrido può spegnere completamente il motore a benzina fino a una velocità di 115 km/h e una centralina è in grado di proporre sempre la miglior soluzione di guida a dipendenza del percorso.

Nonostante il lieve aumento di potenza, non bisogna aspettarsi dalla Lexus UX 300h una guida sportiva e risposte scattanti alla richiesta di accelerazione. Nemmeno quando si è la volante della versione top di gamma denominata Sport Line come quella che abbiamo avuto noi. La UX resta essenzialmente una vettura da crociera, da lunghi viaggi, e permette una guida rilassata e tranquilla.

Ultima annotazione per lo spazio a disposizione dei passeggeri, che non è enorme: la parte posteriore è un po’ angusta e anche il volume del bagagliaio non è soddisfacente, oltretutto con una soglia di carico piuttosto alta.

Al momento di riconsegnare la Jaguar F-Type R75 convertibile che ci è stata messa a disposizione per il nostro test, le sensazioni sono contrastanti: da un lato siamo ben consapevoli che circolare su un modello che monta un propulsore da 5 litri nel 2024 sfiora l’anacronismo, dall’altro non possiamo fare a meno di esprimere tutta l’ammirazione per un marchio che ha sfornato nella sua storia modelli iconici, e questa F-Type lo è, ma si appresta a voltare definitivamente pagina, perché dai prossimi anni produrrà solo vetture elettriche. C’è anche un senso di malinconia ad accompagnarci dunque: in occasione del suo 75° anniversario, Jaguar ha deciso di dare uno splendido addio alla F-Type sfornando due straordinarie edizioni speciali, la 75 e la R75, disponibili sia in versione coupé che convertibile.

Il modello 2024 non segna solo la fine della F-Type, ma anche la fine di un’era di auto sportive firmate Jaguar alimentate da motori a combustione. Il ringhio fragoroso del V-8 sovralimentato, l’adrenalinica spinta verso lo schienale del sedile, il legame autentico e quasi viscerale tra il conducente e la macchina: tutto ciò sta per diventare un ricordo, mentre Jaguar passa a un futuro elettrificato.

Il cuore della R75 è un motore a otto cilindri sovralimentato da 5,0 litri, che eroga una potenza superlativa di 575 cavalli che permette a questa F-Type di essere la degna erede dei suoi predecessori. Questo potente propulsore alimenta un sistema di trazione integrale di serie.

Le prestazioni sono assolutamente all’altezza della fama della supercar: la R75 scatta da 0 a 100 km/h in soli 3,5 secondi, mentre la sua velocità massima è limitata elettronicamente a 186 km/h. Il suono emesso dal motore è capace di mandare in estasi gli appassionati: già quando lo si accende, ti avvolge con un rombo fragoroso eppure armonioso, elegante. Il ringhio del V-8 sovralimentato è una festa ed entra a far parte dell’esperienza di guida di un veicolo che ad ogni accelerazione, ad ogni cambio di marcia, regala sensazioni uniche ed inebrianti.

Al primo sguardo, la F-Type R75 trasmette immediatamente un profondo senso di sportività. Il suo assetto largo e ribassato permette di immaginare già prima di prenderne la guida le sue capacità prestazionali. Il design è a dir poco stupendo: linee slanciate, superfici scolpite e proporzioni perfette incarnano un’eleganza senza tempo e conferiscono a questa vettura un senso di movimento anche quando è parcheggiata.

Questa Jaguar è caratterizzata da un frontale aggressivo, nel quale sono inseriti eleganti fari a LED; da una griglia allargata e da uno spoiler molto basso, che se da un lato è un aiuto all’aerodinamica, dall’altro rappresenta in qualche caso un problema quando si deve parcheggiare la vettura.

L’ingresso nell’abitacolo è uno spettacolo per gli occhi: il senso di esclusività e raffinatezza colpisce immediatamente, l’interno è progettato ergonomicamente per permettere la massima integrazione tra il conducente e il veicolo, estetica e funzionalità sono un mix perfetto, ogni comando è posizionato in modo intuitivo e la cura dei dettagli è spinta al massimo.

La F-Type R75 è in definitiva il simbolo intramontabile del passato di Jaguar, un inno alla bellezza del motore a combustione, alle emozioni che sa regalare, il canto del cigno di un’epoca che ha segnato profondamente la storia dell’automobile. Guidare un’auto così è semplicemente emozionante.

Il costo di questo gioiello? Senza optional si parte da 154’000.- franchi.

In occasione dei 50 anni del Tignanello, tra i vini rossi più influenti, capace di anticipare i suoi tempi, Maserati dedica una versione personalizzata Fuoriserie della sua ultima creazione, GranCabrio Folgore, l’espressione più futuristica della attuale produzione 100% elettrica del Brand modenese. Il modello unico, che è stato creato in esclusiva per Marchesi Antinori, è andato all’asta il 14 luglio in California al Festival Napa Valley: uno degli eventi di beneficenza per le arti e l’istruzione più importanti in America.

Nell’anniversario dei 110 anni del Tridente, Maserati affianca il proprio nome a quello di Marchesi Antinori, che vanta una storia vinicola familiare di oltre 600 anni, tramandata per 26 generazioni. Con la sua solida identità, le innovative intuizioni, e il forte valore della tradizione plurisecolare che ha portato la cantina italiana tra le migliori aziende del mondo, la produzione di Marchesi Antinori e del Tignanello rispecchiano il sentimento e la passione che da sempre caratterizzano anche l’anima di Maserati, vivace protagonista e pioniera della storia dei motori, da sempre spinta dal desiderio di precorrere e segnare i tempi.

Le ispirazioni di questa vettura provengono dalla vigna, metafora di radici e territorio, che in entrambe le case apportano un grande valore aggiunto al prodotto finale; dalla cantina, luogo magico in cui nasce il vino, e dalla particolare bottiglia del Tignanello, immutata da mezzo secolo e ancora così riconoscibile, proprio come le creazioni più iconiche del Tridente.
Per realizzare un’auto che esprimesse al meglio le caratteristiche e i valori di Marchesi Antinori e di Tignanello, Maserati ha seguito l’unicità che avvolge la storia di questo vino, rendendo omaggio alla famiglia di viticoltori fiorentini attraverso colori, sfumature, materiali innovativi e ricercati dettagli artigianali, che fanno di GranCabrio Folgore Tignanello un elogio marciante al prezioso vigneto di Tignanello e ai 50 anni di questo vino.

Gli esterni di GranCabrio Folgore Tignanello si traducono in una personalizzazione che interessa il colore della carrozzeria, creato ad hoc: la vernice Terra di Tignanello è un color castagno ispirato al terreno della vigna, riscaldato da un bordeaux ramato che ricorda le sfumature centrali rosse delle caratteristiche barrique di Tignanello. Cerchi e pinze sono rispettivamente in finishing nero opaco e nero lucido, mentre gli emblemi sono nella colorazione rame; il logo Maserati Fuoriserie è in copper glossy su tinta glossy. La capote in tessuto è nera.

Ma sono gli interni a regalare i particolari più romantici, “svelando” i tratti distintivi di Tignanello e celebrando la storia di entrambe le case, unendo tradizione, innovazione e artigianalità. I sedili sono caratterizzati in pelle cuoio impreziosito da cannelloni in multimateriale di colore argento e bordeaux, realizzati in Vegea, un tessuto tecnico spalmabile da derivazione delle vigne, ricordando le geometrie dei filari della collina di Tignanello, caratterizzata dalle rocce di alberese nel centro filare. Il tessuto ha un aspetto e una mano del tutto simile alla pelle ed è stato utilizzato per la prima volta su una vettura Maserati.

Tutto il resto è real material: la radica scura con laseratura – scelta per ricordare l’impressione a fuoco sulle botti di rovere – impreziosisce i pannelli, dove si può leggere alcuni dettagli sulla nascita di Tignanello. Sul poggiatesta, un elegante ricamo unisce il Tridente di Maserati con uno dei tratti distintivi di Tignanello, il sole, che da sempre spicca sull’etichetta della bottiglia. Lo stesso simbolo si ritrova laserato sul tunnel centrale, insieme alle date 1971-2021: queste fanno riferimento alla prima e all’annata attuale di Tignanello, a distanza di 50 anni della presentazione sul mercato di questo vino.

GranCabrio Folgore è l’ultima arrivata in casa Maserati, prima cabrio del segmento luxury 100% elettrica e la più veloce sul mercato. Performance, comfort, stile ed eleganza fanno di questa vettura dotata di un sistema a batteria basato su una tecnologia a 800V, e sviluppato con soluzioni tecniche all’avanguardia derivate dalla Formula E, un’auto capace di offrire prestazioni di assoluto rilievo coniugate con il comfort e l’eleganza tipica del Tridente.
Maserati GranCabrio garantisce quattro posti reali grazie al soft top e presenta una serie di sistemi e dettagli innovativi come il neck warmer, per viaggiare con la capote aperta anche quando la temperatura si abbassa, e il wind stopper, che diminuisce le turbolenze all’interno dell’abitacolo.

Tignanello nasce con la prima annata del 1971 da settantaseimilaseicentoottantadue viti di antica vigna chiantigiana, detta Tignanello, situata a 390 metri sul livello marino, su un terreno collinoso ricco di Alberese e Galestro. Un vino concepito come il primo Sangiovese a essere affinato in barrique, il primo vino rosso moderno assemblato con varietà non tradizionali (quali il Cabernet), e tra i primi vini rossi nel Chianti Classico a non usare uve bianche. Tignanello è una pietra miliare, un vino capace di rappresentare a pieno lo spirito del “Te Duce Proficio”, motto della famiglia Antinori che significa “Sotto la tua guida io procedo”. Il vino nasce da una selezione di Sangiovese e Cabernet proveniente dall’omonimo vigneto situato a Tenuta Tignanello, nel cuore del Chianti Classico, su un terreno di 57 ettari esposto a sud-ovest.

In attesa del nuovo modello chiamato “New California”, che sarà disponibile verso la fine dell’anno, nel corso di questa estate che si avvia verso il tramonto celebriamo l’addio del “vecchio” California, sotto forma del modello denominato 6.1 Last Edition, provato nella sua declinazione Ocean.

Volkswagen Veicoli Commerciali Svizzera ha lanciato un’edizione speciale per dire addio al modello, che da quest’anno non viene più prodotto per lasciare spazio ad una nuova generazione, basata sulla versione a passo lungo del modernissimo Multivan, con nuove motorizzazioni (oltre a diesel e benzina, una versione ibrida plug-in con la trazione integrale).

Del vecchio van trasformabile in camper nel giro di pochi minuti (280 mila esemplari venduti nel mondo in vent’anni) abbiamo apprezzato la versatilità e le numerose soluzioni pratiche offerte, come il letto integrato nel tettuccio a soffietto, le sedie da campeggio alloggiante nel portellone posteriore o il tavolino a scomparsa sistemate nella porta scorrevole. Le versioni Last Edition sono basate sulle linee di equipaggiamento Edition, ma comprendono una serie di soluzioni tecniche aggiunte come il Digital Cockpit, il sistema di infotainment “Discover Pro” e i cerchi in alluminio “Springfield” neri.

Per il resto, ampio spazio a bordo, tutte le funzioni camper vengono gestite mediante il pannello di controllo digitale, dormire in quattro risulta un po’ faticoso per via della larghezza del letto, ma tutto sommato è possibile. Il cucinino installato è molto pratico: offre un capiente refrigerante che ha il pregio di raffreddarsi subito non appena si attiva la funzione con un apposito comando (per evitare un eccessivo consumo di batteria il frigo non è acceso di default), un fornellino con due piastre a gas (attenzione: la bombola è di 5 litri e non c’è un sistema di controllo che dice quando il gas è finito), ed un pratico lavabo con un contenitore dell’acqua rimovibile. La porta scorrevole si apre di fronte al cucinino, sul lato passeggero, e dal tettuccio si può estrarre una tendina che permette di ripararsi dal sole in caso di fermata per consumare un pasto all’aperto. Ampi gli spazi per riporre vari oggetti, sia nel cucinino, sia nella parte posteriore del veicolo, dove sono sistemati una serie di armadietti e cassetti capienti. Il serbatoio dell’acqua potabile che rifornisce il lavabo, all’occorrenza può fornire l’acqua anche nella parte posteriore, dove è alloggiata una presa che serve ad alimentare una doccetta, pratica per qualsiasi uso.

Oltre 70.000 visitatori hanno potuto scoprire le ultime tendenze e i nuovi prodotti nel mondo della mobilità del futuro alla seconda edizione di E-Nova svoltasi a Zurigo. I prodotti offerti spaziavano dalle soluzioni di mobilità intelligente per le aree urbane ai moderni veicoli elettrici.

In occasione di E-Nova, la casa automobilisica Genesis, marchio del segmento lusso del Gruppo Hyundai, si è concentrata sulla possibilità di viaggiare comodamente in elettrico sulle lunghe distanze. Un argomento che spesso è ancora accompagnato da molti falsi miti. Genesis ha voluto affrontare il tema in occasione di E-Nova, invitando due giornalisti esperti di motori e collaudatori a una “sessione di smentite dei falsi miti”.

Smentire i falsi miti: autonomia e ricarica

“L’autonomia delle auto elettriche è troppo bassa!”

Secondo l’Ufficio federale di statistica, a livello nazionale, una persona media percorre 30 chilometri al giorno (2021). Con un’autonomia di 470 chilometri secondo il WLTP, Genesis GV60 gestisce quindi senza problemi una “settimana media”, anche se si guida solo nella finestra ottimale per la ricarica rapida, compresa tra il 10% e l’80% del livello di carica. Considerando anche un aumento del consumo fino al 30% in condizioni invernali (fonte: ADAC), rimane un’autonomia di 217 km, ovvero esattamente una “settimana media”.

“Ci vuole troppo tempo per la ricarica!”

La tecnologia sta facendo enormi passi avanti in questo senso. Grazie a una tensione di sistema di 800 volt, Genesis GV60 può ricaricare fino a 233 kW. In termini concreti, ciò significa: dal 10% all’80% di carica in soli 18 minuti. Ciò significa che la batteria riceve molta nuova energia anche durante le soste brevi.

“La ricarica richiede molta pianificazione e le stazioni di ricarica sono troppo poche, soprattutto al sud!”

La rete di stazioni di ricarica rapida con una capacità di almeno 150 kW è stata ampliata in modo massiccio negli ultimi anni, sia in Svizzera che nell’UE. Lungo le principali autostrade in Germania, Francia e Italia, di solito c’è una stazione di ricarica ogni 80-100 chilometri e il sistema di navigazione Genesis Live si occupa automaticamente della pianificazione delle ricariche, programmando le soste necessarie in base al percorso e al livello di carica.
Tutti gli acquirenti di auto elettriche Genesis ricevono un abbonamento gratuito al servizio di ricarica Genesis in collaborazione con Shell Recharge. Nelle oltre 2800 stazioni di ricarica rapida di Ionity si applicano tariffe preferenziali da 0,26 euro/kWh a 0,79 CHF/kWh, a seconda del Paese.

La prova: dalla Svizzera alla Puglia con GV60

Per mettere alla prova le prestazioni di GV60 sulle lunghe distanze e per valutare lo stato delle infrastrutture in Italia, il collaudatore Philipp Aeberli ha guidato la GV60 fino in Puglia ad agosto, proprio nel bel mezzo delle vacanze estive: “Il comune di Cerignola si trova a circa 1.000 chilometri da Zurigo. Una distanza che si può percorrere comodamente in un giorno con un veicolo a combustione. Forse anche con un solo pieno di carburante”. Ora la domanda è: sarà riuscito a compiere questa traversata dell’Italia in un giorno con la sola energia elettrica? E quanto tempo ha effettivamente perso durante la ricarica?

È importante sottolineare questo punto: anche se la tua tecnica te lo consentisse, non bisognerebbe fare un viaggio di 10,5 ore senza pause. L’ADAC raccomanda di fare una breve pausa ogni due o tre ore e di programmare anche una pausa leggermente più lunga a metà giornata. Per il percorso verso Cerignola, si tratterebbe di due brevi pause di 10 minuti ciascuna e di una pausa più lunga di circa 45 minuti a metà giornata, per un totale di un’ora e cinque minuti.

Il “Charge Planner” di Genesis GV60 suggerisce cinque soste da 18 minuti ciascuna, per una ricarica totale di 90 minuti per 1000 chilometri.

“Il route planner calcola volutamente in modo conservativo. Le stazioni di ricarica vengono raggiunte relativamente presto, in modo che in caso di emergenza la batteria abbia ancora energia sufficiente per passare a un’alternativa”, spiega il collaudatore. Se si vuole ottimizzare, rischiando di più, si può fare il viaggio con quattro soste di ricarica. Questo perché le infrastrutture in Italia non sono solo ben sviluppate lungo l’autostrada, ma sono moderne, ben conservate e risultano efficienti per tutto il viaggio, senza eccezioni. “Ma con tappe di circa due ore o 200 chilometri ciascuna, il ritmo di viaggio è piacevole e sicuro.” La batteria dovrebbe bastare anche una volta arrivati a destinazione, per esplorare le piantagioni di ulivi vicino a Cerignola.

Conclusione: un viaggio senza problemi

Il viaggio verso sud ne è la prova: le infrastrutture rendono già la mobilità elettrica assolutamente adatta ai viaggi lunghi. Così come i veicoli, che calcolano le singole tappe tra le soste di ricarica. “Le soste di ricarica sono più rilassanti che fastidiose, soprattutto perché per la GV60 sono molto brevi”, afferma Philipp Aeberli.

Prima che sul mercato arrivasse la versione «R», la più estrema tra le Alpine, la A110S che abbiamo avuto il piacere di guidare recentemente era la più sportiva tra le varianti portate in strada dalla gloriosa casa automobilistica transalpina, il cui nome evoca mitiche corse in circuito e nei rally, e successi a ripetizione.


Ogni versione dell’Alpine (l’originale, la Gran Turismo, la Sportiva e la Racing) ha una sua propria identità, che la differenzia dalle «sorelle» pur mantenendo un identico DNA, quello che potremmo definire corsaiolo, estremamente sportivo, dinamico e in grado di procurare emozioni intense quando si prende in mano il volante.
Auto dal design moderno e singolare, la nuova Alpine A110 si ispira comunque sempre alla «Berlinette» originale, un modello emblematico. La A110 unisce in questo senso passato, presente e futuro (che sarà solo elettrico per il grande dispiacere di molti), con gli ingegneri e i disegnatori del modello che hanno sviluppato un veicolo sportivo capace di riprendere i principi immortali della gamma Alpine: leggerezza, compattezza e agilità.
La nostra A110S aveva una speciale verniciatura “Gris Tonnerre matt” (costo supplementare di 5.269 franchi), ma anche senza quel colore particolare non sarebbe passata inosservata, perché, semplicemente, è proprio una bella macchina.


In un mondo dei motori che sembra fare a gara a sfornare grandi numeri (di cavalli, di peso, di cerchi…) l’Alpine si distingue soprattutto per la sua leggerezza, per un rapporto peso/potenza che la rende unica e, per l’appunto, sportivissima. Thierry Annequin, responsabile della progettazione del telaio, ha spiegato bene il concetto: «Con una massa ridotta non servono potenze elevate, pneumatici super larghi, freni grandi e pesanti e così via. Il nostro lavoro è stato quello di andare alla ricerca dei grammi in eccesso su ogni componente e farli sparire».
Il motore a benzina da 1,8 litri, relativamente modesto e sovralimentato, posizionato dietro il guidatore, conferisce all’auto un grande senso di equilibrio e compostezza. Basta premere l’acceleratore per avere la sensazione di essere spinti anziché tirati. La guida e la maneggevolezza sono spettacolari per un’auto così piccola e leggera, che di regola subisce l’effetto delle irregolarità della strada o delle folate di vento venendo sballottata. Non è il caso per l’Alpine, che rimane saldamente incollata alla strada in ogni situazione. La sua accelerazione è brutale, il cambio automatico a sette rapporti lavora benissimo, è morbido e il passaggio da una marcia all’altra impercettibile.
Auto dal baricentro basso e con un telaio piuttosto rigido, l’Alpine A110S offre comunque un buon compromesso in termini di comfort, soprattutto grazie a sedili avvolgenti e molto sportivi. Nell’abitacolo spicca il nuovo display da 7 pollici che permette di interagire con tutte le funzioni multimediali.

Se c’è una Kia che mi affascina a livello del design, questa è sicuramente la EV6. Le sue forme sono moderne e scultoree, il tratto è stilisticamente semplice e pulito, la resa a livello di immagine efficace, con quel taglio sportivo che lascia immaginare grandi prestazioni.

Abbiamo avuto in dote il modello GT-Line per il nostro test: doppio motore elettrico posizionato su ciascun assale, trazione permanente sulle quattro ruote, grande batteria da 77,4 kWh e prestazioni di tutto rispetto. Attenti alla sigla però, che può trarre in inganno: Kia ha sfornato anche la EV6 GT, che è tutta un’altra musica con le sue prestazioni da supercar ed un prezzo nettamente superiore a quello della GT-Line, la quale si inserisce per contro nel segmento “base” della EV6, quello che prevede anche una configurazione con la batteria da 58 kWh e la possibilità di adottare soltanto un motore, che assicura la trazione posteriore.

La Kia EV6 GT-Line è un modello che si adatta a tutte le situazioni: comoda e versatile nella vita di tutti i giorni, parsimoniosa nei consumi, grazie ad un volume tutto sommato contenuto si muove agilmente nel tessuto cittadino, mentre al di fuori di esso è capace di sfoderare prestazioni di tutto rispetto, per merito di una coppia generosa (605 Nm) e della potenza complessiva dei due motori, che raggiunge i 325 CV. Guidandola in modalità Sport se ne trae il massimo a livello di prestazioni, con una spinta in accelerazione che regala emozioni e consente sorpassi in tutta tranquillità quando ve n’è bisogno.

EV6 si può ricaricare con sistemi da 800V e 400V, senza la necessità di componenti o adattatori aggiuntivi. È in grado di effettuare una ricarica ad alta velocità dal 10 all’80% della capacità della batteria in soli 18 minuti nonché di recuperare energia sufficiente a percorrere 100 km in meno di quattro minuti e mezzo.

Il sistema di ricarica di EV6 è più flessibile rispetto a quello dei veicoli elettrici delle generazioni precedenti grazie a un’unità evoluta di controllo della ricarica integrata (ICCU). L’ICCU abilita una nuova funzione, il Vehicle-to-Load (V2L), che consente il trasferimento dell’energia dalla batteria di EV6 ad un altro veicolo o dispositivo elettronico. La funzione V2L può fornire fino a 3,6kW di potenza ed è in grado, ad esempio, di far funzionare contemporaneamente un televisore da 55 pollici e un condizionatore d’aria per più di 24 ore. Il sistema è anche in grado di caricare un altro veicolo elettrico, laddove fosse necessario. L’auto elettrica diventa quindi una sorta di accumulatore di energia.

A proposito di energia e di batterie: i dati forniti dalla casa danno un’autonomia di poco inferiore ai 500 km per questo modello, tuttavia come quasi sempre accade, alla prova dei fatti il riscontro è stato di gran lunga inferiore e nel nostro test non siamo mai riusciti ad andare oltre i 350 chilometri.

A livello di abitacolo il produttore coreano merita solo applausi: la qualità dei materiali utilizzati è buona, la plancia elegante e curata, i tasti fisici per le varie regolazioni sono a portata di mano e facilmente utilizzabili, il sistema di infotainment high-tech include doppi schermi da 12 pollici ben leggibili.

Numerosi gli aiuti elettronici: di serie ci sono il monitoraggio dell’angolo cieco e il centraggio in corsia che, col cruise control adattativo con funzione stop & go, permette la guida semiautonoma di Livello 2 (il massimo consentito dalla legge). Tra i tanti aiuti anche la frenata automatica, pure in fase di retromarcia uscendo dai parcheggi.