Azienda Mondò – Giorgio Rossi

Data evento

Mercoledì 10 aprile 2024, ore 19.30

Prezzo

CHF 130.- / persona

Una serata indementicabile

Il ritorno dello chef Salvatore Squillante e di Giorgio Rossi la cantina Mondò non poteva certo lasciarci indifferenti e infatti quella di mercoledì 10 Aprile è stata una serata di grande livello.

L’ambiente era piacevole e conviviale ed è stato ravvivato anche dalla simpatica presenza di Andrea Rossi, che non è solo fratello di Giorgio, ma anche il suo più prezioso collaboratore, nonché contitolare dell’azienda.

Si parte con un ottimo Merlot vinificato in bianco ad accompagnare il benvenuto della cucina, come sempre all’altezza della situazione. Il Biancomerlot è un vino di pronta beva, fresco e dal frutto pronunciato, un ottimo aperitivo.

Quando arriva in tavola lo Scaviscià, imbottigliato in magnum da un litro e mezzo, sono in pochi a conoscerlo ed averlo già assaggiato. È una delle ultime novità dell’azienda Mondò e nasce da due vitigni interspecifici come il Sauvignac e il Cabernet Blanc, assemblati e lasciati maturare per sei mesi in una botte grande di legno castagno da 500 litri. Applausi a scena aperta per un vino che è autentica poesia, anche nel nome dal momento che riporta a galla frammenti di un passato del Ticino rurale ormai scomparso. Scaviscià significa sdiricciare le castagne battendole con l’apposito rastrello o picchiotto, un’usanza che ormai sembra sia definitivamente persa. Elegante, fruttato, dalla buona acidità non invadente, lo Scaviscià è un vino importante eppur leggero, che si accompagna meravigliosamente alla vellutata di asparagi con l’uovo cotto a 63°.

Con i cappelletti alla mascarpa ticinese, Giorgio e Andrea vanno a rovistare in cantina alla ricerca della perla rara e infatti trovano una Bondola del 2012 che contraddice tutti quelli che vogliono bere questo vino giovane. “Sa anche invecchiare bene” è il commento di Giorgio. E infatti questa Bondola non ha perso il suo carattere un po’ rustico, ma col tempo l’ha un po’ smorzato, evidenziando le sue note speziate ed un po’ erbacee, ma non fastidiose.

Per accompagnare il delizioso capretto dello chef Salvatore, altra chicca scovata in cantina: un Ronco dei ciliegi del 2015, caldo e avvolgente, dai sapori di confettura di frutta rossa invecchiata, morbido ed elegante.

Grande serata, vini speciali. Avanti con la prossima!

L’incontro con un uomo appassionato
del territorio in cui vive e lavora

Sarà un piacere incontrare di nuovo Giorgio Rossi, già protagonista di una serata di “Una storia in bottiglia” lo scorso anno.

Lui è un uomo appassionato del territorio in cui vive e lavora – forse il termine più giusto da usare sarebbe innamorato di quel territorio – un angolo di mondo che Giorgio conosce perfettamente e dal quale sa di poter sempre ricavare qualcosa di prezioso.
Per esempio: insieme all’amico Stefano Jorio, ingegnere forestale, ha fatto invecchiare due vini, un rosso e un bianco, in botti prodotte col legno di castagno locale e così lo scorso anno ha dato vita a “Castégna” e “Scaviscià”, eccellenze legate a doppio filo col terroir su cui sono nati. Sul nome “Castégna” c’è poco da immaginare, su “Scaviscià” per contro ci sarebbe molto da raccontare e lo faremo nel corso della nostra serata.

Durante gli ultimi 365 giorni, Giorgio non si è dedicato solo ai suoi vini di prestigio, ma si è anche speso, insieme ad altri produttori ticinesi, in favore del riconoscimento della Bondola quale presidio Sloow Food. Era una bella sfida: è stata vinta e ciò rappresenta un grande successo e un riconoscimento per le peculiarità di un vitigno autoctono, coltivato da pochi e soprattutto nel Sopraceneri.

La qualità dei vini prodotti dall’Azienda Mondò è indiscutibile, Giorgio Rossi è considerato dalla guida Gault & Millau uno dei 150 migliori viticoltori della Svizzera.

Non solo Merlot, chez Mondò: accanto a grandi vini in stile bordolese, come il “Ronco dei Ciliegi”, il “Mondò” o il “Questo”, e al di là di una Bondola che è sempre un piacere assaggiare, Giorgio sta dando spazio anche ai vitigni interspecifici, ottenendo risultati di alto livello. Il citato “Scaviscià”, per esempio, è prodotto con due vitigni interspecifici a bacca bianca, il Sauvignac e il Cabernet Blanc, assemblati e lasciati maturare per sei mesi in una botte grande da 500 litri. Insomma, c’è tanta roba da assaggiare e conoscere.

Il menù della serata

Benvenuto della cucina

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Vellutata di asparagi, uovo 63°, crudo nostrano e parmigiano

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Cappelletti alla mascarpa ticinese e cime di rapa

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Capretto nostrano come da tradizione, patate novelle
e barba dei frati

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Panna cotta al rosmarino, coulis di fragola
e sorbetto al lime