Incontro con Claudio Tamborini: grazie a lui, l’azienda Tamborini Vini SA fondata da suo padre Carlo è diventata una delle realtà più importanti del Ticino e quest’anno festeggia 80 anni
Una splendida storia di imprenditorialità che parte dal cuore di Lugano – dal ristorante gestito fino agli anni ’60 da nonna Angiolina in via Pessina – e oggi abbraccia la Svizzera intera.
Ottant’anni dopo, la Tamborini Vini SA è una delle realtà vitivinicole più importanti del Ticino: i vini non li commercia soltanto come faceva agli albori, ma li produce anche, occupandosi della gestione di 27 ettari di vigneti, mentre a mandare avanti l’azienda, sotto la guida del figlio dei fondatori Claudio e del nipote Mattia Bernardoni che rappresenta la terza generazione, ci pensano qualcosa come 38 dipendenti.

Claudio Tamborini con il nipote Mattia Bernardoni, oggi direttore dell’azienda di Lamone.
«Mi ero diplomato alla scuola di commercio e francamente non sapevo cosa avrei fatto da grande. Però allora la professione del maestro godeva di un certo prestigio e così decisi di iscrivermi alla Magistrale di Locarno. Alloggiavo nel convitto, ma un giorno mi venne un attacco di appendicite e la direzione decise di mandarmi a casa, chiedendo a un mio compagno di accompagnarmi. Quel compagno era Giovanni Cansani, che anni più tardi divenne municipale di Lugano» ricorda Tamborini. Fu durante il viaggio in treno da Locarno a Lugano che l’orizzonte si schiarì davanti al candidato docente. E il merito fu di Giovanni Cansani.

Durante la presentazione del libro Art&Vino.
Racconta ancora Claudio: «Durante il tragitto, Giovanni mi disse che non capiva cosa ci facessi in Magistrale. «Io sono figlio di un tramviere, ma se fossi al posto tuo, col papà proprietario di una piccola azienda ben avviata, non esiterei ad affiancarlo per garantirgli la successione» mi disse. Ecco, su certe cose, se te le dicono i genitori non rifletti nemmeno, ma dette da un amico hanno un altro effetto e mi hanno illuminato! Ci ho pensato un po’, quindi ho deciso che mi sarei iscritto alla Scuola di enologia, che a quei tempi era a Losanna».
Diplomato, Claudio non si ferma: la sua curiosità e la sete di sapere sono inesauribili, sa benissimo che per farsi strada nel mondo dei vini le conoscenze non bastano mai. Qualche anno dopo lo troviamo in Germania a perfezionarsi, quando riceve una lettera del papà che gli chiede di tornare a casa e occuparsi dell’azienda, perché è malato. Siamo nel 1969, Carlo Tamborini scompare prematuramente e Claudio con la mamma eredita la guida dell’azienda.
«In due o tre anni, lavorando sodo e con al fianco la mamma, ho sviluppato l’azienda di papà, ampliando la gamma dei nostri prodotti, ma soprattutto realizzando il sogno di diventare produttore dei nostri vini. Inizialmente compravo l’uva da terzi, soprattutto Merlot perché vedevo che il prodotto tirava; da Cassarate ci siamo trasferiti a Lamone, dove ancora oggi abbiamo la sede, ma dentro di me sapevo che il vero produttore di vino è colui che vinifica l’uva dei propri vigneti ed è lì che volevo arrivare. Così abbiamo comprato terreni a Gudo, a Lamone, poi la storica tenuta Vallombrosa a Castelrotto creata dal dott. Giovanni Rossi nei primi anni del Novecento. La culla del Merlot ticinese: fu lì che venne messo a dimora il primo vigneto del Ticino con le barbatelle di uva Merlot e questa eredità mi addossa la responsabilità di doverla gestire con grande rispetto per i fondatori».
Nascono grandi Merlot: Poggio Solivo, San Zeno, più tardi il Comano; si mettono a dimora nuove varietà come Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon per creare vini in stile bordolese. In breve, la Tamborini sotto l’impulso di Claudio diventa un’inesauribile fonte di iniziative e sviluppo della viticoltura cantonale, la cantina di Lamone viene ampliata e aggiornata con tecnologie e macchinari sempre più all’avanguardia.
Sono anni di grandi soddisfazioni, i vini dell’azienda conquistano premi e favori della critica, Claudio Tamborini nel 2012 viene insignito del massimo riconoscimento che un produttore possa ottenere in Svizzera, quello di Miglior viticoltore dell’anno assegnato nell’ambito del Grand Prix du Vin Suisse.

Claudio Tamborini, a destra, con Alberto Dell’Acqua
L’elenco dei vini un po’ particolari prodotti dalla Tamborini sarebbe lunghissimo, in azienda c’è spazio per la sperimentazione e la creatività.
«Ho collaboratori che guardano avanti, sono innovativi e a volte sanno sorprendermi. Siamo un’azienda tradizionale, ma aperta al nuovo che avanza. Il mio rincrescimento è che coltivando la vigna ci sia soltanto una vendemmia all’anno da sfruttare, se producessi birra avrei molte opportunità in più…» dice Claudio, che nonostante una propensione del consumatore a bere meno vino e le difficoltà climatiche che rendono difficile la coltivazione della vigna, rimane ottimista riguardo al futuro.
Art&Vino, per ricordare l’altra passione di Claudio
Appassionato di arte, negli anni Claudio Tamborini ha messo insieme una gran bella collezione di opere (circa 200, riunite nella Collezione Tamborini-Vallombrosa) che ora viene celebrata in un libro scritto da Alberto Dell’Acqua in collaborazione con lo storico dell’arte, artista e gallerista Paolo Blendinger, dal titolo “Art&Vino”. Nel libro s’intrecciano la storia del vino e dell’identità vitivinola cantonale e quella di una cinquantina di artisti per lo più ticinesi o che hanno vissuto in Ticino.
Un’opera poderosa (328 pagine con 6 contro copertine e 500 illustrazioni) molto interessante e ben articolata, che permette di allargare lo sguardo oltre il vino e sottolinea sia gli 80 anni della Tamborini, sia i 20 anni della rinascita della storica tenuta Vallombrosa, culla del Merlot ticinese, perché in quel luogo all’inizio del secolo scorso venne sperimentata dall’ing. Giovanni Fantuzzi, insieme al dott. Giovanni Rossi e all’ing. Giuseppe Paleari, la coltivazione del vitigno principe del nostro Cantone dopo la devastazione causata dalla filossera alla fine dell’Ottocento.